L’innesto della tecnologia nel settore agricolo è un fattore in crescita nell’ultimo periodo. Questo dato non è passato inosservato dalle grandi aziende tecnologiche. Amazon, Sony, Google e IBM, per citarne alcune, hanno drizzato le orecchie e stanno cercando di inserirsi in questo settore finora “incontaminato”.
Sony è stata una delle prime a sviluppare una piattaforma di digital farming, che ha preso il nome di Smart Agricolture Solution. IBM, Amazon e Google non sono state da meno ed hanno lanciato sul mercato prodotti tecnologici per agli agricoltori.
Il dubbio è quello relativo alle tempistiche. Sono davvero pronti gli agricoltori ad una digitalizzazione completa del settore?
I colossi del digital non vogliono farsi trovare impreparati, e cercano di essere i pionieri di questa rivoluzione tecnologica.
È importante, dunque, sviluppare tecnologie in grado di raccogliere dati e informazioni per ottimizzare i tempi e la qualità di produzione.
Un servizio che l’agricoltore sentirà come un bisogno primario al pari dell’acquisto di agrofarmaci, sementi o fertilizzanti.
Se Amazon e Google hanno investito in piattaforme cloud per lo sviluppo di soluzioni in ambito digital farming, IBM ha invece utilizzato immagini satellitari e analisi dei dati raccolti dai campi per aiutare l’agricoltore.
Il digital farming sembra poter sbarcare a breve nelle campagne occidentali e orientali, ma quanti riusciranno a sostenere i costi di questo tipo di servizio?